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Il CAV aiuta le donne ad evitare di ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza (mediante l'accoglienza, l'ascolto, l'accompagnamento e l’aiuto economico) e a sostenerle anche nel ruolo di neo mamme.
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Il CAV di Como è stato costituito il 27/9/1979 da quindici persone di buona volontà che volevano dare una risposta concreta all'approvazione della Legge 194, ovvero quella riguardante la liberalizzazione dell'interruzione volontaria di gravidanza; questo sulla scia dell'esperienza di apertura del primo CAV a Firenze (dove erano stati scoperti luoghi abusivi dove venivano fatte abortire donne in stato di gravidanza, clandestinamente, in condizioni igieniche pazzesche e a pagamento, da personale non medico). La mission del'Associazione era ed è tutt'ora quella di aiutare le donne con gravidanza iniziale, inaspettata e indecise sulla sua prosecuzione, a prendere la decisione giusta, forse non la più semplice, ma certamente la più umana sia per la donna stessa che per il bambino che ha iniziato il suo viaggio verso la vita.
Questo aiuto avviene tramite l'accoglienza, l'ascolto e comprensione della situazione e delle motivazioni che portano la donna a pensare di ricorrere all'IVG, l'accompagnamento in tutte le sue forme a e tutti i livelli e l'aiuto concreto, sia durante la gravidanza, che dopo. Purtroppo la Legge 194 non viene applicata in modo completo e questo rappresenta un fatto grave, anche a livello penale; ma nessuno degli alti vertici si prende la responsabilità di considerare questo fatto perchè, ancora dopo 44 anni, questo argomento è considerato tabù, impopolare, anche se questo vuol dire sofferenza fisica e psicologica per la donna, denatalità (sono molto alti i numeri dei bambini non nati), ripercussioni a livello sociale ed economico. Il risultato? Che si presentano sempre meno donne da poter aiutare ad evitare di compiere un gesto che le segnerà per tutta la vita e a non permettere la nascita di un essere umano unico e irripetibile.
Il CAV si fa carico anche di quelle donne che, nonostante le tante difficoltà personali, psicologiche, di fragilità, economiche non se la sentono di abortire e, con tanto coraggio e determinazione, proseguono il loro cammino (spesso sono donne sole, lasciate da un compagno che non se la sente di diventare genitore). Il bacino d'utenza ricopre tutta la provincia di Como, dagli ultimi paesi dei due rami del lago, alle Valli fino alla provincia di Mialno e Varese. La sede principale è a Como in vial Battisti, presso il Centro Pastorale "Cardinal Ferrari".
L'attività è svolta da operatrici volontarie e, a livello economico, è sostenuta dalle donazioni di parrocchie, privati, 8 e 5 per mille; non riceviamo contributi di alcun genere e da nessun ente pubblico.
La gestione dell'Associazione, che comprende anche tre comunità mamma-bambino e la presenza di 12 educatrici professionali, viene portata avanti principalmente, a titolo di volontariato, dal Presidente al quale sono state delegate anche diverse responsabilità (legale, di datore di lavoro, della sicurezza, della privacy, ecc.). Ci sono poi, per obblighi di legge, studi professionali per la redazione dei bilanci e la gestione del personale.
Perchè sostenerci? Se la vita dal suo primo istante viene considerata un dono; se ognuno di noi pensa che è passato attraverso quel percorso ed ha avuto la fortuna di poterlo portare a termine; se comprende che la sua tutela è il primo passo perchè non si perda quell'umanità che dovrebbe contraddistinguerci, ma che sempre più viene svilita, brutalizzata, ignorata, disprezzata soprattutto quando si tratta della vita di altri, ecco penso che una motivazione più forte non ci sia! Noi possiamo assicurare il nostro impegno costante e professionale (maturato "sul campo"), la nostra dedizione, ma purtroppo, soprattutto oggi, non è sufficiente: la conduzione di un'Associazione di volontariato non è più un'attività semplice, fatta solo di buoni propositi; necessita anche di sostegno economico, pur rimanendo, come obiettivo primario, l'azione e relazione di aiuto verso l'altro.
Il CAV di Como è stato costituito il 27/9/1979 da quindici persone di buona volontà che volevano dare una risposta concreta all'approvazione della Legge 194, ovvero quella riguardante la liberalizzazione dell'interruzione volontaria di gravidanza; questo sulla scia dell'esperienza di apertura del primo CAV a Firenze (dove erano stati scoperti luoghi abusivi dove venivano fatte abortire donne in stato di gravidanza, clandestinamente, in condizioni igieniche pazzesche e a pagamento, da personale non medico). La mission del'Associazione era ed è tutt'ora quella di aiutare le donne con gravidanza iniziale, inaspettata e indecise sulla sua prosecuzione, a prendere la decisione giusta, forse non la più semplice, ma certamente la più umana sia per la donna stessa che per il bambino che ha iniziato il suo viaggio verso la vita.
Questo aiuto avviene tramite l'accoglienza, l'ascolto e comprensione della situazione e delle motivazioni che portano la donna a pensare di ricorrere all'IVG, l'accompagnamento in tutte le sue forme a e tutti i livelli e l'aiuto concreto, sia durante la gravidanza, che dopo. Purtroppo la Legge 194 non viene applicata in modo completo e questo rappresenta un fatto grave, anche a livello penale; ma nessuno degli alti vertici si prende la responsabilità di considerare questo fatto perchè, ancora dopo 44 anni, questo argomento è considerato tabù, impopolare, anche se questo vuol dire sofferenza fisica e psicologica per la donna, denatalità (sono molto alti i numeri dei bambini non nati), ripercussioni a livello sociale ed economico. Il risultato? Che si presentano sempre meno donne da poter aiutare ad evitare di compiere un gesto che le segnerà per tutta la vita e a non permettere la nascita di un essere umano unico e irripetibile.
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